George Müller nacque in Prussia il 27 settembre 1805 e venne allevato nella cittadina di Heimersleben, dove suo padre era un esattore delle tasse. Benché questi provvedesse generosamente per lui, George rubava soldi in continuazione e ne spendeva la maggior parte in donne e birra. Può apparire strano il fatto che decidesse di studiare teologia all’università di Halle, conoscendo un po’ il suo carattere irreligioso, ma a quel tempo la camera ecclesiastica nella Chiesa di Stato Luterana era una prospettiva sicura e piuttosto confortevole, con l’incentivo aggiunto di una grande casa, provveduta ai pastori per poter sistemare la propria famiglia, e di un considerevole rispetto da parte dell’intera comunità. Non stupisce affatto, quindi, che la prevalente condizione spirituale della chiesa e dello stato fosse pessima.  All’università George era conosciuto per la sua passione per il gioco d’azzardo, non certamente per la sua conoscenza Biblica, ed egli stesso ammise che passarono anni senza che mai aprisse la Bibbia, perché le materie principali del corso erano Dottrina, Teologia, Lingue Classiche, e gli scritti dei Padri della Chiesa. Tempo dopo poté stimare che tra più di 600 compagni di studi, la maggior parte dei quali con esperienza di predicazione, non più di una mezza dozzina avessero avuto una vera conoscenza o timore di Dio.

Un giorno però un amico studente lo volle presentare ad un piccolo gruppo di credenti, ed egli andò per la curiosità di vedere quegli “anticonformisti”. Le riunioni pubbliche erano permesse solo sotto la direzione di predicatori istituiti dallo stato, ma c’era una certa libertà di incontrarsi in privato, fin tanto che non si parlava delle Scritture. Egli fu colpito dal calore e dalla sincerità di quei Cristiani, ma soprattutto da come si inginocchiavano davanti a Dio per pregare. Leggevano le Scritture, cantavano inni e pregavano, e in particolare lo colpì uno di loro che, aveva lasciato la sua famiglia benestante per servire come missionario verso la comunità ebraica della Polonia. Quale visione di un Dio Santo dovevano avere quegli uomini per sentirsi spinti ad umiliarsi sulle ginocchia davanti a Lui, e perfino mettere a rischio le loro vite e le comodità per servirLo? Tutti i suoi studi sembravano nulla a confronto della fede autentica di uomini. George Müller aveva incontrato il vero Cristianesimo, e la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Suo padre non fu per niente felice del nuovo zelo che George aveva trovato, realizzando che i suoi sogni di una tranquilla vecchiaia nella parrocchia si stavano dissolvendo davanti ai propri occhi. Se George si fosse deciso a perseverare nel suo “folle” proposito di servire Dio come un “povero” missionario, piuttosto che come un ecclesiastico di “buona fama”, allora non poteva più contare sul fatto che suo padre coprisse le spese dell’università. George doveva pensarci da solo. Egli mise la cosa davanti a Dio. Aveva bisogno di continuare i suoi studi di Greco ed Ebraico, se voleva testimoniare con efficacia ai Giudei d’Inghilterra, ed aveva anche fatto domanda alla Società Missionaria Ebraica di Londra, ma senza il sostegno economico di suo padre la cosa non sembrava possibile. Di lì a poco, però, avrebbe ricevuto la prima lezione sull’impegno di Dio a provvedere fedelmente per tutti i bisogni materiali della sua vita. Poco prima che iniziasse il nuovo semestre scolastico, fu invitato a dare lezioni private di tedesco a quattro professori americani, un’entrata economica che avrebbe adeguatamente coperto tutte le spese Questa lezione gli sarebbe stata di vantaggio negli anni successivi. L’impegno con la Società Missionaria Ebraica di Londra non era di quelli comodi. Doveva dedicare 12-14 ore al giorno allo studio dell’Aramaico, Caldeo, della scrittura Rabbinica, a memorizzare pagine della Torah, ore infinite sui libri, tutto questo, quando il suo cuore bruciava per il desiderio di condividere la sua nuova fede per le strade di Londra. La sua salute, che non era mai stata forte (era stato esonerato dagli obblighi militari proprio per la sua salute cagionevole), lo costrinse a prendere una pausa dai suoi studi per spostarsi a Teignmouth una cittadina di pescatori sulla costa occidentale dell’Inghilterra, per un tempo di recupero; il dottore infatti gli aveva raccomandato aria di campagna e riposo. George soggiornò presso una famiglia Cristiana, e colse ogni occasione per predicare nelle chiese locali. Il suo inglese era lontano dall’essere perfetto, ma la sua predicazione era senza compromessi e diretta; così che, mentre alcuni nelle chiese apprezzavano le sue franche esortazioni, altri si sentivano infastiditi da quel forestiero “troppo” zelante. George tornò a Londra, ma l’aria insalubre satura di smog lo costrinse a “scappare” una seconda volta. Müller era ora deciso a liberarsi dalle costrizioni della società missionaria, benché fosse il suo unico mezzo di sostentamento in un paese straniero. Se Dio aveva provveduto per lui perché studiasse in Germania, sarebbe ben stato capace di provvedere se avesse predicato in Inghilterra. Aveva solo pochi scellini in tasca, quando scrisse una lettera spiegando che doveva seguire la guida di Dio e predicare a tutti secondo le opportunità, e che non poteva più dedicarsi completamente al popolo Giudeo.

Poco tempo dopo, venne offerto a George l’incarico di pastore di una piccola comunità, che egli accettò a condizione che sarebbe stato libero di partire in qualunque momento sentisse che il Signore lo guidava altrove. Durante i due anni successivi non solo incontrò e sposò Mary Groves, ma dovette anche affrontare un’importante prova nel suo cammino Cristiano. Il suo piccolo salario era finanziato con la tassa per affittare le panche della chiesa; una pratica diffusa, secondo la quale i membri della chiesa davano in affitto ogni anno i propri posti, i migliori riservati a coloro che pagavano di più. George sentì che questa pratica non era cristiana, e diametralmente opposta all’insegnamento scritturale, secondo cui il ricco non doveva essere privilegiato rispetto al povero. Con un coraggioso passo di fede, egli abolì la tassa delle panche, e di conseguenza il suo salario, ponendo invece una cassetta delle offerte per chiunque si sentisse guidato a sostenerlo. Molti dei fratelli la considerarono una presa di posizione incauta e non sostenibile, e creò non poca apprensione nella sua nuova moglie. Qualche volta erano ridotti a disporre di pochi spiccioli, con l’affitto settimanale da pagare e la dispensa vuota, ma in qualche modo riuscirono sempre a coprire tutte le spese. George rifiutava sia di chiedere aiuto a qualcuno, sia di fare debiti, ritenendo questo non scritturale né saggio. Quindi giorno per giorno, uno scellino alla volta, un dono inaspettato, un pacchetto di cibo, poterono toccare con mano la fedele provvidenza del Signore. Ci furono momenti in cui la loro fede fu provata all’estremo, ma alla fine del loro primo anno il dettagliato diario di George rivelava che avevano ricevuto considerevolmente più denaro di quello che avrebbe procurato il salario. George era convinto: nessuno che mettesse la propria fiducia esclusivamente in Dio ci avrebbe perso. Nel corso dell’anno seguente George ebbe varie occasioni di andare a predicare a Bristol, città industriale in pieno sviluppo, traboccante di famiglie disperatamente povere e bisognose.
A quel tempo non era raro vedere bambini di sette anni lavorare nelle fabbriche dodici ore al giorno, di cinque anni lavorare dalle 06:00 alle 20:00 nell’industria della ceramica, mentre nelle miniere di carbone dovevano strisciare attraverso gallerie non più alte di mezzo metro, spingendo i loro carichi di carbone, spesso dovendo subire severe punizioni se venivano visti rallentare il lavoro. Per tali bambini le scuole non erano altro che un sogno lontano. Si sentì fortemente chiamato da Dio ad andare in quei luoghi di grande bisogno, dove poteva essere più utile, e quando fu invitato a pasturare una piccola chiesa nel cuore della città, accettò la sfida. Si trattava di un altro enorme passo di fede, tanto più che sua moglie era incinta, ma nel luglio 1832 la famiglia Müller si trasferì a Bristol. Una settimana dopo si registrarono in città i primi casi di colera; i Müller erano arrivati in un luogo colpito da epidemia, e ovunque attorno a loro il funereo rintocco delle campane delle chiese ne annunciava le vittime. George trascorse i mesi seguenti conducendo i fratelli in veglie di preghiera, condividendo le Scritture, e pregando con moltitudini di persone ammalate o in punto di morte, non esitando a condividere il dolore e i rischi per certo Dio era in grado di proteggerlo, anche dal colera. L’epidemia che passò, con un solo membro della chiesa arreso al terribile male, e a George fu possibile concentrare la propria attenzione su un’opera che era vicina al suo cuore: fondare scuole per l’enorme numero di bambini che vagavano per le strade, affamati e sporchi, con ben poche possibilità di cambiare il loro destino. Egli pensò l’Istituto per la Conoscenza delle Scritture, che avrebbe fornito un’educazione ai bambini che non potevano pagarsi una scuola regolare, che sarebbe stato fondato sulla Bibbia, dove sarebbero stati impiegati solo maestri Cristiani, e finanziato con qualsiasi risorsa il Signore avesse provveduto, purché non chiesta pubblicamente e di provenienza Cristiana.

Sua moglie, Mary, non si lasciò convincere facilmente, “Quanti soldi abbiamo? Solo uno scellino per pagare l’affitto e comprarci da mangiare, e tu vuoi aprire una scuola? Con cosa?” Non passò molto e una donna bussò alla porta, porgendo a George una busta con dentro 20 sterline. “Per letteratura biblica” disse. Quella fu la prima di molte offerte simili. Il denaro arrivò, la scuola aperta, e presto dozzine di bambini poveri cominciarono a passare ogni giorno per le sue porte. A volte qualcuno di loro doveva lasciare la scuola a causa delle difficoltà della famiglia, soprattutto se i genitori finivano nei debiti, o se i figli rimanevano orfani.
L’unica alternativa rimanevano allora i temuti ricoveri per poveri, dove criminali, pazzi e indigenti venivano alloggiati e ricevevano i pasti in comune. George era desolato; ci doveva essere un modo migliore per prendersi cura dei giovani, ma in Inghilterra non esistevano realtà come gli orfanotrofi. George decise di aprire una casa di accoglienza per orfani, per poter prender cura di tutti i loro bisogni, e Dio avrebbe provveduto i mezzi. Egli scrisse, “Certamente é desiderio del mio cuore essere uno strumento per aiutare le vite di bambini poveri, privi di entrambi i genitori; desidero anche fortemente vederli ammaestrati nelle vie di Dio, ma il fine primario dell’opera è che Dio possa essere esaltato dal fatto che gli orfani sotto la mia cura ricevano tutto ciò di cui hanno bisogno solo attraverso la preghiera e la fede, senza che nessuno sia spinto da me o dai miei compagni d’opera, affinché si possa vedere che Dio é ancora fedele e ascolta le preghiere”.
George aveva spesso ministrato a Cristiani sopraffatti dalla paura della vecchiaia, quando non sarebbero più stati in grado di lavorare e provvedere a se stessi, e sarebbero forse stati costretti dalla disperazione ad entrare in un ricovero per poveri. Aveva cercato di rassicurarli che Dio, come nostro Padre celeste, poteva e voleva prendersi cura di loro in modo reale e concreto, ma desiderava avere qualcosa da mostrare come prova evidente del fedele provvedimento del Signore. Nel novembre del 1835 pose la richiesta davanti a Dio, e sentì la rassicurazione della Parola del Salmo 81:10, “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. Nei mesi seguenti cominciarono ad entrare finanze, insieme con una montagna di cose necessarie come piatti, lenzuola, tende, pentole e tegami, mobilio, nonché offerte di aiuto da parte di volontari a tempo pieno. Vennero presi in considerazione solo uomini e donne Cristiani. Fu presa in affitto per un anno una casa piuttosto grande al n 6 di Wilson Street, e venne stabilita la data per ricevere le richieste per i 30 posti disponibili.
L’11 aprile arrivarono i primi ragazzi, seguiti dalle cuoche e dalla governante, per cercare di tenere a bada gli energici giovanotti che ormai cominciavano ad aggirarsi per ogni stanza della casa. Le richieste continuavano ad affluire, e fu doloroso dover rifiutare altre persone bisognose che pietosamente si presentavano alla soglia; cosi venne aperta un’altra casa a fianco della prima, riservata alle ragazze, seguita da una terza per neonati. Ora George aveva bisogno di fede, non solo per se stesso e la sua famiglia, ma per il vestiario, i libri di scuola, cibo, dottore, carbone per il fuoco, etc… per un sempre crescente numero di bambini. Spesso spendevano l’ultimo spicciolo, ed avevano bisogno di denaro per il pasto successivo. Estratti dal suo diario danno un’indicazione del peso che George si trovava a portare in quei tempi: “Le prove continuano; oggi sono entrati solo nove scellini… non é ancora arrivato nessun aiuto; ci siamo riuniti per pregare; tra quattro giorni dobbiamo pagare gli affitti, e non abbiamo nulla, né ci sono provviste per le tre case. Che Dio abbia compassione di noi”.

“Oggi siamo stati a terra più che mai, con solo due scellini rimasti; eravamo in dubbio se spenderli in pane o in carne per la cena, poi è passato il fornaio e ci ha regalato tre pani”.
George scrive, “Ora comincio a comprendere per esperienza il significato di quella parola Signore, fino a quando?” che si trova così spesso nelle preghiere dei Salmi.
A volte esponeva davanti a Dio le sue ragioni: “È per la Tua gloria; sei il Padre dell’orfano; i bambini sono stati accolti nel nome di Gesù; non permettere che gli increduli abbiano motivo di schernire; ricordati che sono Tuo figliolo e che non sono in grado di provvedere per i bambini; nella Tua grazia abbi pietà di me, e non permettere che debba portare a lungo questo peso senza che tu manda il Tuo aiuto”. Ed Egli sempre lo fece. Nonostante l’orfanotrofio assorbisse la maggior parte del suo tempo e delle sue energie, George Müller continuò come co-pastore in una chiesa di Bristol, e vide molte anime salvate, crescendo il numero dei membri a parecchie centinaia. La Scuola Domenicale e le lezioni giornaliere continuarono ad essere una parte importante del suo ministero, e l’Istituto per la Conoscenza delle Scritture continuò a sostenere l’opera missionaria ed i programmi di evangelizzazione in tutto il mondo. Frammenti del suo diario di questo periodo rivelano la sua cura per i vari dettagli: “Due corsi di Scuola Domenicale interamente sostenuti dall’istituto; due scuole per adulti che forniscono libri e cancelleria per 110 persone; 6.842 copie della Bibbia messe in circolazione; 22.190 trattati distribuiti; 126 sterline per aiutare l’opera missionaria in Giamaica, Australia, Canada e Indie Orientali”.
C’erano poi i bambini che, terminato il tempo in orfanotrofio, chiedevano l’aiuto di George per trovare un lavoro come apprendisti, così da imparare un mestiere con cui sostenersi. Il numero degli orfani continuava a crescere, e benché George fosse riuscito ad aprire una quarta casa in Wilson Street, lo addolorava doverne mandar via ancora tanti, ben sapendo che spesso l’unica alternativa erano i ricoveri per poveri. Aveva anche cercato degli stabili in altre parti della città, ma quando si veniva a sapere il motivo dell’apertura di tali case, l’opposizione da parte degli altri residenti lo costringeva a rinunciare. Ora si ritrovava con 150 bambini sotto la sua cura, ed anche in Wilson Street i vicini erano lungi dall’essere entusiasti di come l’opera stava crescendo.
Bambini chiassosi, la frequente consegna dei molti beni necessari, una continua fiumana di visitatori, la rete idrica sovraccarica, il sistema fognario che si ostruiva un’area residenziale non era certo il luogo ideale per un orfanotrofio in espansione, così le lettere di reclamo lo costrinsero a rivedere le sue scelte. Certamente sarebbe stato vantaggioso costruire un orfanotrofio ex-novo, ma trovare un terreno abbastanza grande per soddisfare i loro bisogni implicava spostarsi fuori della città, sulle colline che dominano Bristol. Per un tale progetto c’era bisogno di almeno 10.000 sterline una somma inimmaginabile ma se era da parte del Signore ogni montagna sarebbe stata superata.

Per 35 giorni George presentò la situazione davanti a Dio, senza ricevere il minimo incoraggiamento, ma il trentaseiesimo giorno ricevette un’offerta di 1.000 sterline, la somma più alta mai ricevuta fin da allora. Poco tempo dopo, un architetto Cristiano si offrì di fare il progetto dell’edificio. Aveva visto un luogo idoneo nell’area di Ashley Downs, che offriva aria fresca per i bambini, ampio terreno che poteva essere coltivato per produrre le proprie verdure, e prati verdi tutto intorno; era il momento di parlare col proprietario. Il 5 febbraio 1846 si ritrovò così “tra le mani” 7 acri di buona terra, ed il lavoro poteva iniziare. Al tempo in cui si spostarono da Wilson Street avevano già ricevuto ben 15.784 sterline per il nuovo edificio. George scrive, “Oggi, come frutto di 3 anni e 7 mesi di preghiere, i bambini hanno cominciato ad essere trasferiti nella nuova casa per orfani “, e ancora, “Dopo molti e ininterrotti periodi di grandi prove di fede nell’arco di questi 13 anni e 2 mesi, durante i quali gli orfani sono stati a Wilson Street, il Signore ci fa uscire da quel luogo in una maggiore abbondanza”. “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. Ben presto 300 bambini finirono per essere in esubero nel nuovo edificio; per certo ne serviva un altro più grande a fianco del primo per altri 700 giovani dopo tutto, lo spazio era sufficiente e i bisogni erano enormi. George fece una lista delle ragioni a favore, poi una di quelle contrarie, e presentò entrambe davanti al Signore. Sentì un forte incoraggiamento ad andare avanti per fede, nella convinzione che, come Dio si era fedelmente preso cura di loro fino a quel momento, così Egli avrebbe certamente continuato a fare. La seconda casa per orfani venne aperta nel 1857, la terza nei 1862, la quarta nel 1869, e la quinta nel 1870. “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. 2050 bambini potevano avere una casa ed un’educazione Cristiana, e tutto ciò a testimonianza che Dio é un padre per l’orfano, e che Egli é degno di fiducia per ogni aspetto della nostra vita.

La moglie di George, Mary, morì poco dopo il completamento dell’ultima casa per orfani. George aveva 65 anni, ma non pensava ancora di mettersi a riposo. Presto si sposò nuovamente, e insieme alla nuova moglie partì per una serie di viaggi missionari in Europa, Asia e America Percorse circa 300.000 chilometri, predicando in 42 paesi, fino all’età di 88 anni; l’orfanotrofio fu affidato a sua figlia Lidia e a suo marito, Jim Wright.
George conservò la sua forza fisica e la sua lucidità sino alla fine, predicando regolarmente intorno a Bristol, gestendo anche la corrispondenza dell’orfanotrofio. Morì nel sonno ad Ashley Down alla “veneranda” età di 92 anni.
Lidia morì prima del padre, ma suo marito continuò a Bristol l’opera per bambini che ancora oggi va avanti. Gli edifici di mattoni sono stati venduti, e i bambini sistemati in abitazioni più piccole, graziosamente ammobiliate e in un’atmosfera più familiare. L’opera, col suo quartier generale a “Casa Müller”, un grande e antico palazzo a Bristol, ancora confida in Dio per il suo sostegno, non svolgendo alcuna campagna finanziaria.
Oggi, come al tempo di George Müller, più di cento anni fa, é ancora un monumento al Dio realmente fedele.