Nonostante quello che molti credenti, molti leader, e perfino molti Pastori, vogliono tenacemente farci credere, “Comunione” e “Amore al prossimo” non sono la stessa cosa e non sono intercambiabili, se non con effetti e conseguenze devastanti.

La battaglia moderna dei liberali consiste proprio in questo: usare queste due verità bibliche in modo inappropriato, spesso fuori contesto, e soprattutto una al posto dell’altra, per scardinare la solidità incrollabile dei princìpi eterni della Parola di Dio.

La condivisione e la convivenza con persone o chiese che professano princìpi antibiblici non sono legittimate da Dio ogniqualvolta siano esercitate attraverso la Comunione invece che attraverso l’Amore al prossimo.

L’Amore al prossimo, al quale tutti indifferentemente siamo chiamati, è una cosa. La Comunione, che è solo per i credenti che condividono una unica fede e una unica verità, è un’altra cosa.

Infelicemente, però, sembra che molti Pastori di oggi non abbiano ben chiari questi concetti e la differenza che intercorre tra loro, visto che continuano a guidare il popolo di Dio verso una comunione con persone, chiese o denominazioni che professano verità antibibliche (quali, ad esempio, la rilettura in chiave storico-sociale della Bibbia, lo sgretolamento del principio dell’inerranza biblica, l’accettazione incondizionata dell’omosessualità, del matrimonio omosessuale, del divorzio anche al di fuori dei casi biblici, dell’aborto come libera scelta, della donna come possibile leader della famiglia, etc.).

La Bibbia e Gesù stesso ci insegnano che, quando ci troviamo di fronte ai lontani dal Vangelo, il nostro dovere è semmai l’esercizio dell’Amore al prossimo, e attraverso l’Amore al prossimo siamo chiamati a “guadagnare” gli altri a Cristo.
Mai, in nessun momento, la Bibbia ci dice che in questo caso l’Amore al prossimo deve essere Comunione, cioè condivisione o accettazione anche implicita, anche silenziosa.

Non essendo chiare queste verità bibliche, ci troviamo allora di fronte a persone, chiese e Pastori che ci accusano di non esercitare l’Amore. Ma questo è falso!
La verità, infatti, è esattamente opposta: la Parola di Dio ci comanda di amare il prossimo sempre, ma ci comanda anche di non camminare con lui, di non stare in comunione con lui, se questo prossimo non accetta tutta la verità del Vangelo, nessuna esclusa.

Ma vediamo cosa è esattamente la Comunione.

Citando testualmente il Dizionario di Teologia Evangelica (edizioni EUN), “avere comunione, vuol dire avere in comune, partecipare, compartecipare. Si tratta quindi di una attiva partecipazione ad un bene comune”.

E ancora: “L’idea dominante è che si ha parte a certe realtà oggettive insieme ad altri. Essa è preziosa, perché è dono di Dio (2Cor 13,13) ed esclude il compromesso e la simulazione (1Gv 1,7). La comunione rimanda quindi alla salvezza per sola grazia in Cristo e può darsi solo sulla base della verità (Gal 2,14)”.

“Può darsi solo sulla base della verità (Gal 2,14)”!

Dunque, la Comunione si può avere solo sulla base della Verità. Laddove le verità bibliche sono distorte, ignorate o taciute (penso alle Unioni Cristiane e Chiese che hanno fatto del liberalismo la loro bandiera) non può esserci Comunione. Il nostro dovere per loro è, semmai, l’Amore al prossimo, che è tutt’altra cosa.

Prosegue, infatti, il Dizionario Teologico citato, a proposito della Comunione:
“Lo stare insieme evoca prima di tutto l’accettazione della stessa Parola”.

Chi pensa, quindi, di poter camminare insieme senza condividere, senza accettare, senza legittimare, commette il più grave degli errori di fronte a Dio: quello della superbia e dell’autodeterminazione spirituale.

La Bibbia non autorizza alcuna forma di condivisione, di convivenza, e cioè di comunione, con chi accetta e professa dottrine antibibliche; l’unica forma di relazione possibile in questo caso è l’amore al prossimo, escludendo la legittimazione che deriva dal camminare insieme.
Non c’è di fatto Comunione, perché lo Spirito non la permette. E non la concede.

Spingendo invece i credenti ad avere condivisione e comunione con coloro che professano dottrine antibibliche, ci troviamo di fronte a conseguenze drammatiche: cimiteri di vittime spirituali e sofferenze inenarrabili, dall’una e dall’altra parte.

Chi si rende autore di questo scellerato tentativo, mette la firma sulla propria sentenza di condanna e rischia di eseguire la pena capitale di coloro che gli sono affidati.

La responsabilità è grande e ineludibile di fronte a Dio. I tempi che corrono ci chiamano alla professione della Verità, senza condizioni.